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Il bias additivo è una tendenza automatica che porta a preferire soluzioni basate sull’aggiunta piuttosto che sulla sottrazione, anche quando queste ultime risultano più funzionali (Adams et al., 2021). Sebbene l’aggiunta appaia cognitivamente più accessibile, studi sull’immaginazione visiva hanno mostrato che, in condizioni di controllo cognitivo esplicito, le operazioni sottrattive risultano generalmente più semplici e meno dispendiose in termini di risorse cognitive rispetto a quelle additive (Brandimonte et al., 1992; Miyake & Shah, 1999). Ciò suggerisce che la preferenza per l’aggiunta non sia dovuta a una reale superiorità funzionale, bensì a un automatismo cognitivo. Tuttavia, resta poco chiaro se e come il bias additivo influenzi i processi spontanei di visual imagery, ovvero quelli che si attivano in assenza di istruzioni esplicite o controllo deliberato. Il presente studio si propone di colmare questa lacuna, esplorando gli effetti del bias additivo in contesti di immaginazione visiva spontanea e analizzando in che misura tali effetti siano modulati dal carico cognitivo del compito. Ottantadue partecipanti (età 18–30 anni) hanno svolto un compito di manipolazione mentale di figure visive, articolato in due condizioni sperimentali: carico cognitivo elevato (manipolazione di una figura mantenuta in memoria) e carico cognitivo ridotto (manipolazione di una figura visibile durante il compito). I risultati evidenziano una predominanza nell’utilizzo di strategie additive, più marcata in condizioni ad alto carico cognitivo. Ciò indica che il bias additivo è attivo anche nei processi spontanei di visual imagery, modulato dalla disponibilità di risorse cognitive e dall’interazione tra processi automatici e deliberati.