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Partendo dalle evidenze che sottolineano l’ampia variabilità interindividuale nelle abilità navigazionali ed estendendo il concetto di embodied cognition (Goldman & de Vignemont, 2009) alla navigazione umana, l’obiettivo di questo studio è indagare se le differenze individuali nell’elaborazione dello spazio corporeo interno (interocezione) ed esterno possano contribuire a determinare la variabilità interindividuale nell’esecuzione di compiti di navigazione in ambienti reali.
Un campione di 110 giovani adulti sani (M = 20 anni; SD = 3,28) ha svolto una batteria di prove volte a valutare l’accuratezza, la sensibilità e la consapevolezza interocettiva (Heartbeat Counting Task; Self-Awareness Questionnaire), compiti di rappresentazione corporea orientata e non orientata all’azione (Hand Laterality Task; Frontal Body Evocation Task) e prove di conoscenza landmark, route e survey di un ambiente reale.
Le analisi di correlazione rivelano che una più efficiente rappresentazione dello spazio corporeo esterno, sia orientata che non orientata all’azione, è associata ad una conoscenza ambientale di tipo survey più accurata. Per quanto riguarda lo spazio corporeo interno, gli individui con una maggiore consapevolezza delle proprie sensazioni interocettive mostrano una minore precisione nel compito di riconoscimento dei landmark. Infine, la sensibilità interocettiva risulta associata alla conoscenza ambientale di tipo route: nello specifico, gli individui con una maggiore sensibilità per i segnali cardiaci e una ridotta percezione di sensazioni interocettive spiacevoli ripercorrevano il percorso più velocemente.
Questi risultati evidenziano la complessa interazione tra l’elaborazione dello spazio corporeo interno ed esterno e le abilità navigazionali, suggerendo nuove prospettive per interpretare le differenze individuali nella capacità di muoversi realmente nell’ambiente.
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