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Il ritmo è un elemento centrale della musica che suscita piacere, anche grazie al suo legame con i processi sensori-motori. Il groove, ovvero il piacere di muoversi a tempo con la musica, è un’esperienza universale che raggiunge il picco con ritmi di complessità media, bilanciando prevedibilità e sorpresa. Tuttavia, il ruolo di caratteristiche esecutive come tempo, dinamica e articolazione nel modulare piacere e voglia di muoversi è ancora poco chiaro. Il nostro studio indaga come le esecuzioni pianistiche espressive, rispetto a quelle meccaniche, influenzino l’esperienza soggettiva di piacere, voglia di muoversi e complessità ritmica percepita. Adulti non musicisti (N=95) hanno ascoltato estratti di 60 brani pianistici non familiari pre-selezionati (30 ad alto groove e 30 a basso groove), eseguiti sia in versione meccanica (MIDI) che espressiva (esecuzione reale), bilanciati per tempo e stile. Dopo ogni ascolto, hanno valutato soggettivamente piacere, voglia di muoversi e complessità ritmica.
I risultati (ANOVA) hanno mostrato un effetto significativo del groove su tutti i ratings soggettivi, con maggior piacere, voglia di muoversi e complessità riportati per i brani ad alto (vs basso) groove. Tale effetto era però modulato dalla versione nel piacere, con più alto piacere per i brani espressivi (vs meccanici) a basso groove. Diverso per la voglia di muoversi, dove punteggi significativamente più alti si sono ritrovati per i brani meccanici (vs espressivi) indipendentemente dal groove.
Lo studio fornisce nuove prospettive sui processi cognitivi alla base del groove, approfondendo la comprensione di come la musica evoca piacere e movimento.