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Tipicamente, il “far di conto” è considerata un’abilità che ci permette di svolgere velocemente e accuratamente le operazioni aritmetiche. In realtà, il calcolo esatto è solo il più noto e tardivo dei processi solutivi, mentre stimare il risultato di un operazione (e.g., 28 +17 < o > 50?) o di una grandezza (e.g., Quante albicocche ci sono in 1 kg?) sono competenze che seguono traiettorie evolutive proprie, in parte anche precoci, ma la cui rilevanza è relativamente sottovaluta. Si tratta in ogni caso di abilità multicomponenziali che sappiamo differenziarsi sia in termini cognitivi che neurofunzionali, ma che in parte rimangono poco indagate. Inoltre, nonostante quanto dichiarato nelle linee guida nazionali, sia in ambito educativo che clinico, la capacità di utilizzare queste competenze in contesto ecologico è raramente oggetto di attenzione. In uno studio esplorativo su un ampio campione di giovani adulti, sono state indagate le abilità di calcolo aritmetico (e.g., 34+8?) , di calcolo situato (e.g., “Hai 2 ore e mezza di tempo prima di dover uscire e devi ancora ascoltare una lezione di 1 ore 45 minuti. Quanto tempo libero ti resta?”) e di stima di grandezze (e.g., “Quanto pesa una bicicletta?”) con l’intento di verificare l’esistenza di associazioni e differenze tra tipo di calcolo richiesto e tipo di dimensione attesa (i.e., tempo, finanze, numerosità, spazio, capienza, peso, ecc.). Nella discussione dei risultati si darà ampio spazio alla rilevanza delle differenze individuali tenendo conto della variabilità nelle traiettorie di sviluppo (e.g., presenza o meno di un DSA).