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Le allucinazioni uditive (AU: udire voci in assenza di stimolo esterno) sono presenti in molte condizioni psichiatriche, ma sono relativamente frequenti anche nella popolazione sana (4-15%). A differenza delle AU cliniche, nella popolazione sana sono spesso descritte come esperienze a valenza positiva e non intrusive, o come un modo per essere connessi con "qualcun altro". Abbiamo indagato la frequenza e la fenomenologia delle AU non cliniche, e la loro possibile relazione con religiosità, depressione e ansia. I dati raccolti online su circa 700 partecipanti sani di età compresa tra 18 e 40 anni (51% credenti) hanno mostrato che meno del 10% del campione ha dichiarato di non aver mai vissuto alcuna esperienza allucinatoria/paranormale. Un’analisi di regressione lineare gerarchica sui punteggi di propensione ad esperire AU non cliniche (step=1: variabili demografiche; 2: religiosità negativa, es. paura di punizioni ultraterrene; 3: religiosità positiva, es. protezione da parte di entità ultraterrene; 4: ansia; 5: depressione) ha mostrato che le variabili demografiche spiegano il 10% della varianza (giovane età e sesso femminile associati a maggiore AU). Rispetto alle misure di religiosità, solo la componente negativa predice in maniera significativa le AU (componente positiva non significativa), e infine punteggi elevati di ansia e depressione sono significativamente associati a maggiore propensione ad esperire AU. Complessivamente, il modello finale spiega quasi il 30% della varianza e i risultati mostrano dunque una relazione complessa tra allucinazioni uditive non cliniche e religiosità, rivelando che anche altri fattori, come ansia e depressione, giocano un ruolo cruciale in questo fenomeno.
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