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Il paradigma DRM (Deese-Roediger-McDermott) è uno dei compiti più utilizzati per indagare sperimentalmente la formazione dei falsi ricordi. In letteratura, questo paradigma è stato impiegato quasi esclusivamente con stimoli linguistici: le parole tendono ad essere erroneamente riconosciute quando sono semanticamente simili a quelle dell’elenco memorizzato. Sebbene sia ben consolidato il ruolo della somiglianza linguistica nella generazione dei falsi ricordi, rimane meno chiaro se processi analoghi caratterizzino anche il dominio visivo. Per esplorare questa possibilità, in questo studio abbiamo adottato un approccio computazionale per quantificare in modo indipendente la somiglianza linguistica e la somiglianza visiva per parole e immagini in due varianti del paradigma DRM. Queste varianti includono un DRM con stimoli visivi appartenenti a categorie diverse (Esperimento 1) ed un analogo DRM con stimoli linguistici (Esperimento 2). Al fine di stimare le somiglianze visive e linguistiche, sono stati utilizzati rispettivamente un CNN (Convolutional Neural Network) ed un DSM (Distributional Semantic Model). I risultati indicano che i falsi ricordi aumentano per le parole e le immagini nuove (i.e., non presentate durante la fase di memorizzazione) che sono visivamente e linguisticamente simili a quelle presentate negli elenchi memorizzati. Nello specifico, nell’Esperimento 1 (con stimoli visivi) è stato rilevato come il contributo della somiglianza visiva fosse maggiore di quella linguistica; al contrario, nell’Esperimento 2, è stato osservato il trend opposto. Complessivamente, risultati di questo studio suggeriscono dunque che diverse tracce esperienziali, sia linguistiche che visive, possono interagire e integrarsi nella costruzione della nostra memoria semantica, in funzione delle richieste contestuali dettate dal compito.
If you're submitting a symposium talk, what's the symposium title? | Studiare la memoria semantica tramite spazi vettoriali |
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