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Nonostante le forti somiglianze tra ambiente marittimo mercantile e ambienti comunemente definiti “ICE” (isolati e confinati), con particolare riferimento alla condizione di isolamento, il tema dell’adattamento è stato in gran parte trascurato nella popolazione marittima. Tuttavia, la nave rappresenta non solo il luogo di lavoro, ma anche lo spazio vitale dell’individuo per mesi e mesi, motivo che ha portato gli stessi marittimi a definire la nave come una prigione (Exarchopoulos et al., 2018). Queste considerazioni pongono la necessità di incrementare lo studio dei processi emotivi e cognitivi associati all’isolamento dei marittimi, soprattutto se si considera che la maggior parte degli incidenti in acque nazionali e internazionali avvengono a causa di fattori umani, come la distrazione. In linea con l’approccio teorico “Person-Enviroment-Fit” (Werner et al., 2002), che considera l’adattamento come il risultato dell’interazione tra individuo (fattori intrinseci) e ambiente (fattori estrinseci) è stato condotto uno studio per esaminare il ruolo dell’intelligenza emotiva nel mitigare gli effetti dell’isolamento e del confinamento sulle prestazioni cognitive, in condizione di isolamento prolungato a bordo di navi mercantili, tenendo sotto controllo altri fattori stressanti e mitiganti. In particolare, a un campione di marittimi è stato somministrato un questionario per la valutazione di aspetti cognitivi (e.g., attenzione), affettivi (e.g., intelligenza emotiva) e psicofisiologici (e.g., qualità del sonno) e dei task comportamentali per la valutazione delle prestazioni cognitive (e.g., Emotional Stroop Task). I risultati dello studio potrebbero contribuire a colmare lo specifico gap in letteratura e avere importanti implicazioni per la progettazione di interventi mirati.